NewsFarmaci anticoagulanti: cosa sono, come funzionano e quando sono necessari

31 Luglio 2024

I farmaci anticoagulanti sono medicinali utilizzati per prevenire la formazione di coaguli di sangue (trombi) all’interno dei vasi sanguigni. Questi coaguli possono causare gravi complicazioni, come ictus, embolia polmonare o infarto, se bloccano il flusso di sangue in aree vitali del corpo.

Gli anticoagulanti svolgono un ruolo fondamentale nella prevenzione e nel trattamento di malattie cardiovascolari e altre patologie legate alla coagulazione del sangue. Tuttavia, poiché interferiscono con il normale processo di coagulazione, richiedono un’attenta gestione e monitoraggio.

In questo articolo vedremo come funzionano i farmaci anticoagulanti, in quali casi vengono prescritti e quali sono le precauzioni da seguire durante il trattamento.

Come funzionano i farmaci anticoagulanti?

Il processo di coagulazione del sangue è un meccanismo complesso che si attiva in risposta a una ferita o lesione dei vasi sanguigni, per prevenire la perdita eccessiva di sangue. Tuttavia, in alcune condizioni, questo processo si attiva erroneamente all’interno dei vasi, portando alla formazione di coaguli che possono ostruire il flusso sanguigno. Gli anticoagulanti agiscono su diversi punti della cascata della coagulazione, rallentando o inibendo la formazione di trombi. In questo modo, riducono il rischio di coaguli pericolosi.

Esistono diverse classi di farmaci anticoagulanti, tra cui:

  • Antagonisti della vitamina K: come il warfarin. Questi farmaci bloccano l’azione della vitamina K, che è essenziale per la sintesi di alcuni fattori della coagulazione. Senza la vitamina K, il processo di coagulazione del sangue rallenta, riducendo la formazione di coaguli.
  • Eparine: esistono due tipi principali di eparine: eparina non frazionata (UFH) e eparina a basso peso molecolare (LMWH). Questi farmaci agiscono rapidamente e vengono spesso utilizzati in situazioni di emergenza o per prevenire la coagulazione durante interventi chirurgici.
  • Anticoagulanti orali diretti (DOAC): questi farmaci più recenti, come il rivaroxaban, l’apixaban e il dabigatran, agiscono direttamente su alcuni fattori della coagulazione senza la necessità di interferire con la vitamina K. Sono generalmente più facili da gestire rispetto al warfarin, poiché non richiedono un monitoraggio frequente del sangue.

Quando vengono prescritti gli anticoagulanti?

I farmaci anticoagulanti sono prescritti in diverse condizioni cliniche in cui esiste un elevato rischio di formazione di coaguli sanguigni. Le situazioni più comuni includono:

  • Fibrillazione atriale: una condizione in cui il cuore batte in modo irregolare e inefficiente, aumentando il rischio che si formino coaguli nel cuore, i quali possono poi viaggiare verso il cervello e causare un ictus. Gli anticoagulanti sono spesso prescritti per ridurre questo rischio.
  • Trombosi venosa profonda (TVP): si tratta della formazione di un coagulo di sangue in una vena profonda, solitamente nelle gambe. Se il coagulo si stacca, può viaggiare fino ai polmoni e causare un’embolia polmonare, una condizione potenzialmente fatale.
  • Embolia polmonare: si verifica quando un coagulo di sangue blocca una delle arterie nei polmoni. Gli anticoagulanti sono usati per prevenire la formazione di nuovi coaguli e per evitare complicazioni future.
  • Ictus ischemico: un coagulo blocca il flusso di sangue al cervello, causando un danno cerebrale. In alcuni pazienti con un rischio elevato di ictus, come quelli con fibrillazione atriale, gli anticoagulanti vengono prescritti come misura preventiva.
  • Protesi valvolari cardiache: le persone che hanno subito un intervento chirurgico per sostituire una valvola cardiaca possono richiedere anticoagulanti per prevenire la formazione di coaguli sulle protesi.

Come assumere gli anticoagulanti in modo sicuro

Assumere farmaci anticoagulanti richiede particolare attenzione, poiché un dosaggio errato può comportare rischi significativi. Se la dose è troppo bassa, il rischio di coaguli rimane elevato, mentre una dose troppo alta può portare a sanguinamenti pericolosi. Per questo motivo, chi assume anticoagulanti, in particolare il warfarin, deve spesso sottoporsi a test del sangue regolari per monitorare l’INR (International Normalized Ratio), un parametro che misura la capacità del sangue di coagulare. L’obiettivo è mantenere l’INR in un intervallo terapeutico che bilanci il rischio di coaguli e di sanguinamento.

Nel caso degli anticoagulanti orali diretti (DOAC), il monitoraggio del sangue non è richiesto con la stessa frequenza, ma è comunque fondamentale seguire le indicazioni del medico riguardo a dosaggio e orari di assunzione. È anche importante informare il medico di tutti i farmaci e integratori che si stanno assumendo, poiché alcuni possono interferire con l’efficacia degli anticoagulanti o aumentare il rischio di effetti collaterali.

Effetti collaterali e precauzioni

Il principale effetto collaterale degli anticoagulanti è il sanguinamento. Anche piccoli tagli o abrasioni possono sanguinare più a lungo del normale, e in alcuni casi, possono verificarsi sanguinamenti interni, soprattutto a livello dello stomaco o dell’intestino. È importante prestare attenzione ai segnali di sanguinamento e rivolgersi immediatamente a un medico se si notano sintomi come:

  • Sangue nelle urine o nelle feci
  • Ematomi o lividi inspiegabili
  • Sanguinamento delle gengive
  • Epistassi frequenti
  • Mal di testa improvviso o vertigini (che potrebbero indicare un’emorragia cerebrale)

Altre precauzioni includono evitare attività che comportano un rischio elevato di ferite o traumi, come sport di contatto. Chi assume anticoagulanti dovrebbe anche evitare alcolici, poiché l’alcol può interferire con la capacità del corpo di coagulare correttamente e aumentare il rischio di sanguinamento.

Alimentazione e anticoagulanti

Nel caso degli antagonisti della vitamina K, come il warfarin, l’alimentazione gioca un ruolo importante. La vitamina K, presente in alimenti come le verdure a foglia verde (spinaci, cavoli, broccoli), può influenzare l’efficacia del farmaco. Chi assume warfarin deve mantenere una dieta stabile e monitorata per evitare fluttuazioni nel livello di vitamina K, che potrebbero alterare l’INR e il dosaggio necessario del farmaco.

Per chi assume anticoagulanti orali diretti (DOAC), invece, non ci sono restrizioni alimentari particolari, ma è sempre consigliabile seguire una dieta bilanciata e informare il medico di eventuali cambiamenti significativi nelle abitudini alimentari.